Monday, July 05, 1993

Traetta & Goldoni: che bella commedia.

Una rarità alla Fenice di Venezia
“Buovo d’Antona “, un’opera gustosa, scintillante: prima rappresentazione moderna con l’esemplare direzione di Alan Curtis. Ammirevole regia di Pizzi.
(…) Il senso e lo spirito della commedia (goldoniana) trovano ampi riscontri nella dottrina del musicista bitontino. Siamo di fronte ad una partitura piacevolissima, dalla scrittura virtuosistica ma anche ricca di una smagliante espressività melodica. Nella perfezione dei meccanismi, nella successione delle arie, eleganti, di affascinante dolcezza, quasi tutte di pregevole fattura, l’esperienza “seria” ha un ruolo non trascurabile nella rigorosa impostazione di quel tono aulico, appena velato di ironia, che alimenta il versante patetico e malinconico di due personaggi “anormali”, come Drusiana e Maccabruno, estranei alla verve della commedia.
Una prima importante, in piena estate, che la Fenice ha ideato con determinata convinzione. Al punto che non si è arresa di fronte ad uno sciopero degli addetti, mirante appunto a far saltare le prime due rappresentazioni dell’opera.
(...) Alan Curtis ha realizzato una edizione più che convincente, accurata, fiuto delle sue appassionate, esemplari ricerche su quell’importante periodo storico che, evidentemente, non sapeva di “attendere” Mozart.
Altro merito della Fenice é quello di aver selezionato un cast veramente eccellente, tutto di giovani. Nella parte en travesti del duca Maccabruno s’é ascoltata la voce ferma, splendida del soprano Caterina Trogu-Rohrich. L’americano Howard Crook è uno spigliato, versatile Buovo. Deliziosa la Ceechina di Fancesca Ruaso-Ermolli, ma non faremo torto agli altri quattro, accomunandoli in un elogio schietto e incondizionato: sono Roberto Balconi (un controtenore nelle vesti femminili della principessa Drusiana), Daniela Del Monaco (Menichina), Gian Paolo Fagotto (Capoccio), Giuseppe Zambon (Striglia).
Una firma prestigiosa, Pier Luigi Pizzi, per regia, scene e costumi. Lo spettacolo vive di una semplicità ammirevole, per la levità dei toni, dei colori, la ricchezza e lo scintillante dinamismo della gestualità. E quale puntualità delle invenzioni, dalla spiritosa scena dei falsi medici agli impertinenti movimenti del cavallo di cartapesta animato da bravissimi burattini.

Gazzetta del Mezzogiorno, Franco Chieco