Thursday, May 08, 2008

Mistero Traetta

di Gianfranco Spada
Chi fosse veramente Tommaso Traetta, è una domanda che gli studiosi si sono posti molte volte. Sappiamo moltissimo sulla sua produzione artistica, molto circa le sue vicende biografiche e quasi niente sulla sua persona. Non sappiamo che aspetto avesse esattamente, i pochissimi ritratti dell’epoca che lo raffigurano sembrano contraddirsi, non sappiamo come fosse fisicamente, se era alto o basso, robusto o esile. Non sappiamo che tipo di persona fosse, che personalità avesse.
A Bitonto, sua città natale, gli si rende omaggio, tra l’altro, con una scultura che lo raffigura ma in pochi si sono chiesti se assomigli veramente all’artista, soprattutto perchè pochi sanno che la stessa fu realizzata a partire da un ritratto conservato tuttora a Napoli nel Conservatorio di San Pietro a Majella. Tale ritratto raffigura un Traetta in una età nella quale ormai non era più alunno di tale scuola e quindi un ritratto realizzato una volta riconosciuto il suo successo artistico in giro per il mondo, probabilmente quindi senza che egli stesso fosse presente di persona. Su Traetta le informazioni di tipo personale sono così esigue se relazionate con quelle della sua produzione artistica che sembra esserci una chiara volontà di occultarle. Un artista del calibro di Traetta, con contatti e relazioni lavorative internazionali, i cui servizi erano richiesti dalle più importanti Corti europee del Settecento, ha lasciato intorno a sè dopo la sua morte molte lacune a riguardo delle informazioni di carattere personale. Solo pochi documenti autografi sono giunti fino ai nostri tempi. Tutta la sua corrispondenza, che doveva essere abbondante, è misteriosamente sparita nel nulla. Se prendiamo in considerazione, anche solo per un momento, tutte le persone che hanno conosciuto Traetta, e che con il quale certamente devono aver avuto una corrispondenza molto intensa, in una epoca in cui non si conoscevano gli sms e la missiva era l’unico modo di comunicare, allora inizia a sorgere un mistero intorno alla figura di Traetta. Certo nessuno studioso di Traetta si sognerebbe mai di avere a che fare con la stessa quantità di lettere conservate indirizzate a musicisti dell’epoca come per esempio nel caso di Herr Mozart, del quale, grazie al suo epistolario, sappiamo tutto, forse troppo, mentre è sorprendente che di Traetta non se ne conservi quasi nessuna, nè inviata, né ricevuta. È difficile credere che la storia si sia accanita tanto con la figura di Traetta, fino al punto che ancora oggi c’è chi dibatte se il suo vero cognome fosse Traetta o Trajetta, e si ha quindi la sensazione che tutto questo sia frutto di una volontà segreta che metodicamente ha occultato, cancellato, eliminato tutto quello riguardava questo personaggio. Nemici a Traetta non ne mancavano, dalle sue lettere avremmo potuto capire forse troppe cose che alla nascente storiografia musicale tedesca non facevano comodo. Forse i grandi pilastri della musica tedesca, Haydn, Gluck, Mozart, Beethoven, non avevano poi fondamenta così solide, e avrebbero potuto vacillare se queste informazioni avessero visto la luce. Giorgio Taboga, forse ci dà qualche indizio, nei suoi diversi libri, con i suoi studi relativi al musicista Lucchesi, o con le sue ricerche sugli ultimi giorni della vita di Mozart, dove svela l’evidente sforzo fatto dal suo entourage per trasformarlo in un mito, o con la riattribuzione di molta della produzione musicale che Haydn firmava in Estrehaza senza aver composto e che veniva comprata regolarmente a Lucchesi o allo stesso Traetta.
Sono molti gli interrogativi cui è difficile rispondere, però ve ne sono alcuni che sono ancora più indicativi se pensiamo che lo stesso Mozart, nonostante la sua fama sia stato sepolto in una fossa comune e i suoi resti volgarmente frammisti ad altri, mentre Traetta, in teoria meno importante, sia stato sepolto con tutti gli onori nella città della Opera, Venezia, nella navata principale della chiesa della musica, l’Ospedaletto, dove con un trattamento non comune per un musicista, è stato onorato con una lapide tombale a lui dedicata.
Ci si potrebbe dunque consolare con i suoi resti mortali, direbbero alcuni, gli studiosi di Mozart non hanno questo privilegio, però è proprio qui che inizia il mistero più grande.
Nel 1980 infatti i resti mortali, in coincidenza con i 200 anni della sua morte, vennero riesumati e traslati da Venezia la città dove Traetta aveva deciso di morire ed essere sepolto, alla città natale Bitonto dove Traetta solamente passo alcuni anni della sua fanciullezza. In questa strana cerimonia di traslazione vennero realizzate da Mario Moretti, fervente traettiano, alcune fotografie dei resti mortali, alle quali ho avuto accesso recentemente, e che ancora una volta infittiscono maggiormente il mistero Traetta.
Queste fotografie ritraggono il processo di riesumazione dei resti mortali dalla tomba dell’Ospidaletto, prima di essere traslati. Si tratta infatti di una serie di sei fotografie scattate man mano che i resti erano recuperati e venivano appoggiati su un tavolino bianco. L’ ultima della serie, quella dove ormai tutti i reperti ossei sono esposti viene realizzata lateralmente e si vede chiaramente il profilo craniale di Traetta. Sin dalla prima visione di questa fotografia, e nonostante la mia ignoranza in materie mediche, mi resi conto che il numero dei reperti ossei era molto esiguo, almeno questa era la sensazione, però il mio dubbio non aveva fondamento visto il processo di conservazione di tali resti: in teoria nessuno li aveva toccati durante i duecento anni trascorsi. Contattai allora personalmente con Mario Moretti, l’autore delle foto, che volentieri mi raccontò tutti i dettagli di quella riesumazione, e la cosa che più mi sorprese fu che non si approfittò dell’occasione per fare degli studi scientifici, una completa ed esaustiva analisi dei resti, che avrebbe potuto fornire importantissime informazioni sulla personalità di Traetta. Lo stesso Moretti mi raccontò che alcuni degli organizzatori si opposero perfino alla possibilità di scattare delle fotografie, forse in un ulteriore tentativo di voler nascondere qualcosa.
Decisi allora di mettermi in contatto con un noto archeologo e antropologo forense il Dott. Matteo Borrini, autore tra l’altro del libro Archeologia Forense, per poter realizzare un esame visuale delle fotografie.
L'archeologia e l’antropologia forense sono discipline largamente impiegate nel mondo anglosassone nei casi in cui la Magistratura e l’Autorità Giudiziaria si trovano ad indagare sul rinvenimento di resti scheletrici altamente decomposti e deteriorati.
L'analisi antropologica e antropometrica dei resti umani, come mi spiegò il dott. Borrini, può fornire un'ampia gamma d'informazioni circa il soggetto a cui appartenevano.
Attraverso l'esame morfologico è possibile procedere ad una stima del ceppo di appartenenza, e con apposite formule di regressione si può calcolare l’altezza del soggetto, così come dallo studio delle inserzioni muscolari, degli indicatori di stress funzionali e delle tracce di alterazione patologica si può risalire allo stile di vita, le abitudini occupazionali e la storia biologico-sanitaria.
Evidentemente tutti questi studi e molti altri ancora solo possono essere realizzati su i resti fisici, però il dott. Borrini si è prestato in questa prima fase ad analizzare solo visivamente le fotografie per poi in futuro se c’è ne fosse la possibilità poter approfondire lo studio.
I dubbi che manifestavo al dott. Borrini erano principalmente tre: l'esiguità dei reperti ossei, la compatibilità del profilo craniale con la iconografia conosciuta di Traetta, e la compatibilità delle cause conosciute della morte con i resti realmente incontrati.
La risposta del dott. Borrini fu per me sconcertante, riporto testualmente una parte del sue conclusioni preliminari:“ sicuramente il cranio è quello di un maschio di mezza età visto lo sviluppo dei rilievi sopraorbitari, fronte bassa e sfuggente, presenza di alveoli dentari beanti. I resti ossei sono effettivamente piuttosto esigui, nel senso che non sono tutti quelli che dovrebbero comporre un corpo umano (207 ossa). Sembrano mancare denti e mandibola, che sarebbero sicuramente di grande aiuto dal punto di vista delle analisi. La superficie delle ossa sembra incrostata di terra o altro materiale che potrebbe aver trattenuto interessanti indizi, come capelli, fibre del vestito funebre, resti di insetti che potrebbero analizzare con le moderne tecniche forensi. Inoltre si vede una frattura recente del femore sinistro, forse causata dalle operazioni di riesumazione.”

È difficile credere come sia possibile che manchino denti e mandibola, nessuno mai aveva avuto accesso in precedenza ai resti di Traetta e poi quella frattura recente, causatagli forse nella fase di riesumazione che in teoria era stata rigorosamente preparata ed eseguita. Purtroppo è un ulteriore mistero ai tanti che già circondano la figura di Traetta. Forse è arrivato il momento di svelarne qualcuno. Forse è arrivato il momento di fare un accurato studio di questi resti che sciolga definitivamente questi dubbi e fornisca nuove ed importanti informazioni sulla figura di Traetta. Lo stesso dott. Borrini sarebbe disponibile a collaborare in questo studio come ha già fatto per esempio con i resti di San Venerio del quale ha realizzato con tecniche forensi anche una ricostruzione facciale. Come egli stesso mi ha spiegato: "la tecnica forense della ricostruzione facciale può essere applicata non solo a scopo d’indagine, ma anche per finalità storico-scientifiche per riportare alla luce il volto di personaggi storici di cui si conservano solo i resti scheletrici e poche raffigurazioni artistiche, generalmente poco attendibili perché spesso non coeve e frutto comunque di approssimazioni dettate dalle mode iconografiche dei vari periodi. Avendo a disposizione le ossa del cranio, e quando possibile anche quelle dell’intero corpo, è infatti possibile svolgere uno studio antropometrico sull’individuo, delinearne la costituzione, lo stile di vita e la tonicità dei muscoli che lasciano delle precise tracce sulle ossa a seconda del loro sviluppo; tutti questi dati vengono fatti convergere in un profilo biologico che costituisce la base della ricostruzione facciale. Un'operazione quindi che si basa su reali conoscenze mediche e anatomiche, oltre che antropologiche. In questo modo è il cranio stesso, senza alcun intervento arbitrario da parte dell’esecutore, a modellare la fisionomia del soggetto restituendo così il vero volto che Traetta avrebbe avuto al momento della morte".
Sicuramente questo studio sarebbe interessante, svelerebbe più di un mistero, ci darebbe moltissime informazioni della sua personalità e definitivamente ci farebbe conoscere il vero aspetto di Traetta che secondo le prime analisi visive del dott. Borrini avrebbe avuto una fronte bassa e sfuggente, un aspetto quindi che non sembrerebbe coincidere con il suo ritratto più conosciuto, quello usato come modello per realizzare la scultura esposta oggi in una delle piazze più importanti della sua città natale, Bitonto.
Gianfranco Spada, Traetta.com